Uno spazio creativo all’ex Cima Norma

(tratto da Tipiù)

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Stefano Dell’Orto e Davide Proverbio sono i due promotori di un’iniziativa no-profit che vuole rivalorizzare gli spazi dell’ex Cima Norma, una fabbrica che ha segnato — nel bene o nel male — la storia dell’industria bleniese e ticinese. C’è molto entusiasmo, che si fa fatica a contenere. E i presupposti per ridare slancio e vitalità a oltre 2’000mq di superfici ci sono tutti.
All’origine c’è una fabbrica dismessa e alcune aree già adibite ad appartamenti-loft. Dall’altra ci sono enormi spazi utilizzabili per fiere, eventi, manifestazioni, esposizioni, show room e molto altro ancora. Da queste premesse e dalla voglia di evitare che l’ennesimo immobile diventi un oggetto speculativo, i due, insieme ad altri partner, hanno deciso di avviare un progetto di riqualifica dell’ex fabbrica. L’iniziativa si chiama La Fabbrica del Cioccolato (mantenendo un forte legame con le origini), e vuole presto diventare un punto di riferimento, un polo d’attrazione, per quelle attività che ruotano attorno all’arte, alla cultura, alla creatività. Ecco una sintesi dell’intervista.

Com’è nata l’idea de La Fabbrica del Cioccolato?
15 anni fa, insieme all’architetto Venturini, che detiene la maggior parte delle quote della proprietà, si è deciso di trasformare l’interno della fabbrica in alcuni loft, ovvero riprendere le superfici risalenti alla metà dell’Ottocento, quindi enormi spazi molto alti tipici di una fabbrica d’altri tempi, e ristrutturarle ad uso abitativo. Negli ultimi anni sono stati presentati alcuni progetti di riqualifica del complesso, ma senza mai arrivare alla progettazione di dettaglio. Poi, 2 anni fa abbiamo saputo che la proprietà voleva vendere, ma i compratori interessati provenivano dall’est e il loro intento principale sarebbe stato di fare speculazione. Così ci siamo attivati in 2 con l’obiettivo di portare a realizzazione un progetto con basi più solide. L’idea è ben definita: vendere le superfici già trasformate in loft e con questo finanziare l’acquisto dello stabile principale e costituire una proprietà per piani, 15 per la precisione. Una di queste, una superficie di 2’000mq, si vorrebbe cederla ad una fondazione no-profit in ambito culturale e creare un polo per attività nell’ambito artistico, creativo e, appunto, culturale. Purtroppo a causa di alcune pastoie burocratiche la fondazione non è ancora stata costituita, ma siamo fiduciosi e, secondo i piani, entro l’autunno dovrebbe essere formalizzata.

Quali saranno le attività del polo?
Ultimamente siamo riusciti ad agganciare l’interesse di un esperto di poli culturali: Michael Schindhelm. Ha diretto la riqualifica dell’Opera di Berlino, ha unito i due teatri dell’Opera di Basilea e adesso si sta occupando del più grosso progetto al mondo in tale ambito a Kowloon, che è un promontorio di 4000 ettari che presto diventerà il polo culturale di Hong Kong.
Il primo concetto ci verrà presentato ad ottobre e ci permetterà di capire che cosa si può effettivamente realizzare all’interno degli spazi con una visione il più ampia possibile.
Cioè non vorremmo metterci in concorrenza con nessuno, non è neanche il caso vista la zona e visto il contesto. Non si parla di far vedere degli spettacoli o di organizzare manifestazioni, ma di divenire il polo di supporto a tutto quello che può essere cultura: dalla produzione cinematografica, al semplice deposito protetto di opere d’arte, a piccoli spazi espositivi o di produzione scenografica. Pensiamo anche a mini appartamenti dove l’artista può ritirarsi un mese, un mese e mezzo, e produrre nella massima tranquillità e serenità. Il contesto sicuramente lo permette. Vogliamo mantenere il concetto originale, cioè l’affinità alla produzione e dunque di fabbrica, di idee, di creatività, di quel qualcosa di manuale, ma che è ancorato alla tradizione e al territorio
.

Dunque è ancora tutto in divenire?
Non proprio! A fine luglio avremo un evento in fabbrica dove avremo l’occasione di presentare il progetto in collaborazione con il Festival del Film di Locarno. Infatti ci sarà il Pardo in fabbrica: 5 serate di retrospettiva di alcuni film proiettati nelle edizioni precedenti del Festival.
Abbiamo anche coinvolto il direttore del LAC, Gagnon, durante una sessione di workshop basata sul metodo Lego Serious Play
(del quale parleremo in un’altra occasione, NdR) e che ci ha dato modo di valutare diversi scenari. Proprio Gagnon si è interessato all’eventuale possibilità di sfruttare gli spazi dell’ex Cima Norma. Potrebbe esserci la volontà di produrre o fare le prove degli spettacoli che si terranno al LAC per evitare che si occupi la struttura — costosa — sulle rive del Ceresio quando non si ha pubblico. Dunque una possibile forma di collaborazione è quella di organizzare le prove all’esterno, cioè da noi, e poi trasferire a Lugano la compagnia poco prima dell’inizio dello spettacolo.

Prossimamente torneremo a parlare con Stefano e Davide di un’altra iniziativa, questa volta legata al metodo Lego Serious Play che propongono tramite la loro attività presso Prowork.