NYC-CUN-MIA – 27-28 novembre

La sera prima probabilmente ci eravamo coricati verso le 8:30PM: non un gran finale per essere l’ultima notte di vacanza. In compenso, il risveglio è stato decisamente buono. Ryan era andato a prendere il caffè in un bar lungo la Ocean e avevamo ancora 5 ore abbondanti per fare un giro nella zona di Lincoln Road, una specie di centro commerciale a cielo aperto. Sapendo che dovevamo lasciare la stanza entro le 12:00PM, ci eravamo organizzati per riuscire ad arrivare nel centro di Miami Beach in un’oretta, dedicarci ancora a un paio di acquisti e ritornare in tempo per mangiare e pure prendere il taxi che ci avrebbe portati in aeroporto.

La zona è ricca di costruzioni in stile Art Decò (non a caso vi è pure il museo, sempre su Ocean Dr, all’incrocio con la 10th) e dai colori pastello. Mentre percorrevamo la Collins, come c’era d’aspettarsi, avevamo iniziato a sentire la necessità di usufruire di un bagno. Così abbiamo fatto tappa in un grazioso caffè (Shepherd Artisan Cafè, 919 Florida A1A o Collins Av.). Interessante notare che molti locali avevano esposto il cartello “hiring”: per un momento Ryan aveva pensato di candidarsi, ma poi — forse anche mancando un po’ il coraggio — l’idea era rimasta tale.

Abbiamo continuato ancora un po’ per poi svoltare a sinistra, sulla 13th St. All’incrocio con la Washington abbiamo notato l’ufficio postale. In Messico ci avevano sconsigliato di inviare le cartoline (a quanto pare non era sicuro che arrivassero) e così avevamo pensato di aspettare il nostro arrivo negli USA per farlo. E così abbiamo fatto: cartoline di Playa del Carmen con francobollo di Miami.

Poco distante dall’US Post Office si trova il Flamingo Park (flamingo = fenicottero). Speravamo di vederne, ma così non è stato. Ormai eravamo quasi arrivati alla Lincoln Road. Forse un altro pit stop sarebbe stato necessario prima di entrare in un paio di negozi che ritenevamo meritevoli. Fatti i necessari acquisti (un po’ di abbigliamento alla Nike per Ryan, qualche indumento con la scritta Miami Beach o South Beach per entrambi) ed era già tempo di tornare in albergo.

Sapevamo che lungo Washington Road esiste un servizio di bus navetta gratuito. Erano le 11:00AM e ci sembrava un peccato non approfittare ancora una volta di percorrere la Ocean Drive e goderci un ultimo momento di sole caraibico e di temperatura mite. Giunti perfettamente in orario, abbiamo fatto chiamare un taxi per portarci all’aeroporto.

Alla 1:15PM eravamo già arrivati. C’era tempo per un ultimo pasto su suolo americano prima di attraversare i controlli e così abbiamo optato per mangiare ancora del junk food, ma presso Burger King. Dopo il pasto e una breve (anche se apparentemente non sembrava) coda per accedere ai gate eravamo, a poco più di 24 ore dal nostro arrivo in Florida, di nuovo pronti a volare.

Sapevamo che partendo alle 5:00PM, causa fuso orario, saremmo arrivati a Milano solo al mattino seguente, attorno alle 8:20. In pratica a casa ci restava ancora un’intera giornata per digerire, non solo i panini, ma gli ultimi giorni intensi in Messico e a Miami che ci avevano stancato parecchio. Ovviamente sapevamo che concludere una vacanza con una visita a una città non sarebbe stato rilassante, ma non credevamo così tanto.

L’aereo era già decollato da circa una mezz’ora e volavamo sopra le Bahamas, quando il capitano annuncia un’avaria e la necessità di rientrare a Miami al più presto. Oltre allo spavento era subentrato un senso di frustrazione. Ogni ora aggiuntiva significava un’ora di ritardo a Milano. E siccome non sembrava un problema talmente grave da costringerci ad un atterraggio di emergenza, il pilota era chiamato a consumare più carburante possibile, facendoci girare sopra le Bahamas e poi tra Cape Coral e Fort Myers per altre 3 ore. Solo alle 9:30PM siamo finalmente potuti atterrare a Miami.

La buona notizia, se così si può definire, era che potevamo ripartire alle 11:00PM con un altro aereo. Fortunatamente, non essendo in molti, le assistenti di volo ci avevano permesso di cambiare sedile e di occupare un’intera fila tutta nostra, così da potersi allungare e mettersi comodi (per quanto possibile). Questa volta non vi sono stati altri problemi, ma a Milano siamo arrivati solo alle 15.00.

È stata una vacanza memorabile, che già quando ancora eravamo in Messico avevamo deciso di raccontare. Un po’ perché pensavamo che meritasse di essere condivisa, un po’ perché non volevamo che — appena varcata l’uscita a Malpensa — i giorni appena trascorsi diventassero un vago ricordo, mentre ben presente in testa rimanesse solo il grigiume e il freddo tipici di una giornata insubrica di fine novembre. Crediamo di esserci riusciti!